Come fare per… Come si fa…, a ripristinare la scheda video integrata e non
integrata del nostro notebook, tramite reflow o oven trick.
Se il vostro notebook si accende, ma non visualizzate niente
sul monitor si può tentare di ripristinare la scheda video anche se integrata
tramite reflow o oven trick, cioè riscaldare il processore in maniera tale da
ripristinare le saldature a stagno.
L’ultima “spiaggia” da provare quando già si sono svolte le
procedure standard per verificare se c’è qualche componente hardware che non fa
“partire” la scheda video, è quella di riscaldare la GPU della scheda video
integrata o dedicata del nostro notebook.
Ovviamente è una procedura “drastica” ma al 90% efficace, perché
rigenera e quindi riporta in contatto le saldature effettuate in fabbrica.
Il problema sorge perché?
La
Direttiva RoHs (Restriction of Hazardous substances), è una normativa comunitaria che pone limiti
all’uso di determinate sostanze di comprovata pericolosità nella costruzione di
apparecchiature elettriche e elettroniche come elettrodomestici, lampadine,
componenti informatiche.
Sostanze come mercurio, cadmio, cromo esavalente o piombo.
Sostanze come mercurio, cadmio, cromo esavalente o piombo.
Le saldature senza piombo hanno lo svantaggio di avere un
punto di fusione più alto, si ha cioè bisogno di una temperatura maggiore per
poter effettuare la saldatura e questo, oltre a significare un maggior consumo
energetico, comporta delle limitazioni di utilizzo in tutti gli ambiti in cui
la temperatura può alterare il componente.
Inoltre le saldature composte prevalentemente da Stagno presentano i “tin whiskers”. Sui circuiti col tempo crescono microscopici “cappelli” dando luogo a un fenomeno affascinante nella conformazione quanto problematico nei risultati: entrando in contatto tra loro provocano infatti il classico e poco auspicabile cortocircuito.
Inoltre le saldature composte prevalentemente da Stagno presentano i “tin whiskers”. Sui circuiti col tempo crescono microscopici “cappelli” dando luogo a un fenomeno affascinante nella conformazione quanto problematico nei risultati: entrando in contatto tra loro provocano infatti il classico e poco auspicabile cortocircuito.
Lo stagno, inoltre, ha il terribile problema di
subire una trasformazione a livello della struttura cristallina a temperature
inferiori a 13° disgregandosi in polvere, fenomeno conosciuto con il nome di Peste dello
Stagno.
Le conseguenze sono evidenti: avere apparecchi che
dopo qualche anno entrano in corto, dà fastidio ma non è accettabile
soprattutto se si pensa ad apparecchiature nell’ambito sanitario (come
pacemaker per esempio).
Per l’ambiente questa scelta può rivelarsi un boomerang: la minor vita degli apparecchi si traduce in un aumento di rifiuti tecnologici il cui smaltimento, normato dalla direttiva RAEE, è difficile e costoso e spesso soggetto ai traffici illeciti verso i porti di Cina e Africa.
Per l’ambiente questa scelta può rivelarsi un boomerang: la minor vita degli apparecchi si traduce in un aumento di rifiuti tecnologici il cui smaltimento, normato dalla direttiva RAEE, è difficile e costoso e spesso soggetto ai traffici illeciti verso i porti di Cina e Africa.
Il tentativo di sostituire il piombo con altri
elementi non ha dato i risultati sperati e per ovviare ai problemi molti Stati
hanno concesso l’esenzione dalla Direttiva alle apparecchiature destinate al
settore sanitario e militare.
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