venerdì 31 gennaio 2014

Ripristino scheda video Notebook integrata e non integrata tramite reflow o oven trick


Come fare per… Come si fa…, a ripristinare la scheda video integrata  e non integrata del nostro notebook, tramite reflow o oven trick.




Se il vostro notebook si accende, ma non visualizzate niente sul monitor si può tentare di ripristinare la scheda video anche se integrata tramite reflow o oven trick, cioè riscaldare il processore in maniera tale da ripristinare le saldature a stagno. 




L’ultima “spiaggia” da provare quando già si sono svolte le procedure standard per verificare se c’è qualche componente hardware che non fa “partire” la scheda video, è quella di riscaldare la GPU della scheda video integrata o dedicata del nostro notebook.
Ovviamente è una procedura “drastica” ma al 90% efficace, perché rigenera e quindi riporta in contatto le saldature effettuate in fabbrica.

Il problema sorge perché?

La Direttiva RoHs (Restriction of Hazardous substances), è una normativa comunitaria che pone limiti all’uso di determinate sostanze di comprovata pericolosità nella costruzione di apparecchiature elettriche e elettroniche come elettrodomestici, lampadine, componenti informatiche.
Sostanze come mercurio, cadmio, cromo esavalente o piombo.
Le saldature senza piombo hanno lo svantaggio di avere un punto di fusione più alto, si ha cioè bisogno di una temperatura maggiore per poter effettuare la saldatura e questo, oltre a significare un maggior consumo energetico, comporta delle limitazioni di utilizzo in tutti gli ambiti in cui la temperatura può alterare il componente.
Inoltre le saldature composte prevalentemente da Stagno presentano i “tin whiskers”. Sui circuiti col tempo crescono microscopici “cappelli” dando luogo a un fenomeno affascinante nella conformazione quanto problematico nei risultati: entrando in contatto tra loro provocano infatti il classico e poco auspicabile cortocircuito.

Lo stagno, inoltre, ha il terribile problema di subire una trasformazione a livello della struttura cristallina a temperature inferiori a 13° disgregandosi in polvere, fenomeno conosciuto con il nome di Peste dello Stagno.
Le conseguenze sono evidenti: avere apparecchi che dopo qualche anno entrano in corto, dà fastidio ma non è accettabile soprattutto se si pensa ad apparecchiature nell’ambito sanitario (come pacemaker per esempio).
Per l’ambiente questa scelta può rivelarsi un boomerang: la minor vita degli apparecchi si traduce in un aumento di rifiuti tecnologici il cui smaltimento, normato dalla direttiva RAEE, è difficile e costoso e spesso soggetto ai traffici illeciti verso i porti di Cina e Africa.
Il tentativo di sostituire il piombo con altri elementi non ha dato i risultati sperati e per ovviare ai problemi molti Stati hanno concesso l’esenzione dalla Direttiva alle apparecchiature destinate al settore sanitario e militare. 

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